Questo non è un diario vero.
È doveroso precisarlo.
Si tratta di un contenitore di esperienze. Vere inventate, vissute in parte oppure da altri. È un occasione per provare a dire qualcosa in modo diverso.
Dalla bocca di uno di noi.
Volevo che fossero cose strettamente nostre; di una certa generazione in un certo periodo storico.
Voglio distinguerci dalla massa. Voglio uscire dalla coda al supermercato.
Tutti in coda per comprarci un cervello, una coscienza, un cuore, un’immagine.
E allora io cerco di dare vita all’interiorità più profonda di un personaggio x che racchiuda il più possibile quello che ancora ci rimane di libero. Il mio intento non è politico, è ontologico.
Non sono sicuro di riuscirci; mi basta dargli voce.
In fondo reagisco alla terribile sensazione che spazio per esistere non ce ne sia. Intendo esistere, nella sua più completa accezione. Intendo respirare, creare, amare. intendo la possibilità di saltare lo steccato.
Insomma, io scrivo con delle idee in testa, ma il senso è compito di ogni singolo farlo proprio. Leggeteci quello che vi è più vicino, senza preoccuparvi di non avere capito. Una volta letto è la vostra testa che deve funzionare.