Carlo Farzetti | Talk Show Host

DIARIO - GIORNO UNO

GIORNO UNO

Un diario o quello che è. Mai riuscito a tenerne uno. ci ho provato ma non ci stavo proprio dietro. Mi dimenticavo la data. all’inizio buttavo giù tanto. poi risicate righe inutili.
Stavo disteso sul letto che quasi dormivo e mi sono detto che avevo bisogno di qualcosa, qualsiasi, da scrivere tutti i giorni. E allora mi sono anche detto che magari tenevo un diario.
Sul computer e senza data.
Un diario… In realtà potrei scriverci per tanto o poco, tanto so che smetterò prima o poi.
Mi metto a scrivere perché c’è sta cosa che pesa e non va via. Io do tutta la colpa alla lisa e tutto il resto. Intendo la nostra storia e lo strascico penoso che sembra uccidere solo me. insomma non riesco mica a darci un taglio. Sono ancora innamorato probabilmente. Forse poi non è tutto qua, però c’entra molto.
Studiare non è proprio la mia passione. Però qualcosa faccio, piano piano, però meglio di una volta. E forse il cazzo di equilibrio che ancora tutti tirano in ballo, è proprio a strappi, il mio intendo. Secondo me il mio equilibrio è l’anti-equilibrio.
Una volta lei mi fa voglio una persona matura ed EQUILIBRATA a fianco. EQUILIBRATA non sono io, ma neanche lei. Come ha fatto a cacciarsi in un casino così con uno visibilmente squilibrato? Non lo capisco. Ma non è poi una cosa così grave. Basta fare finta che non sia successo niente come fa lei.
E quindi? Ah si dicevo che avevo la testa dentro un cuscino e stavo quasi dormendo e poi sono schizzato in piedi, ogni tanto mi capita così come una scarica di adrenalina anomala. Insomma non c’è un nocciolo; solo che scrivo, male e senza nocciolo.
Domani ho una partita importante, come tutte. È come un’appendice della vita, per poche persone. A volte dura quanto una vita intera, e si invecchia anche. E quindi oggi sto tutto il giorno a cazzeggiare davanti alla tv, al computer, a leggere, a provare ad assaggiare le introduzioni dei libri di testo che devo dare tre esami. Tanto le introduzioni non hai mai il tempo di leggerle. Le introduzioni, sono sempre all’inizio di libri da cinquecento pagine. Così mi dico da lunedì tre ore a materia e via. E via un cazzo porcodio. Tre ore non mi basteranno mai perché poi comincerò a rendermi conto che non mi ricordo niente dei primi capitoli, e allora ricominciamo tutto con gli schemini. Che poi schemini è proprio una parola bruttissima, però quelli devo fare per fissare le cose, e di solito non funzionano.
Di solito.
Insomma vorrei aver cominciato quattro mesi fa. Così mi rileggevo tutte le fasi dello strascico. Che non ha altro nome. mica la posso chiamare fine. Prima avrei scritto cose tipo meglio così, tanto non ho bisogno di lei, e che tanto di tipe ne trovo quando voglio, poi varie fasi di confusione, indecisioni, lacrime e rabbia. Poi metti a fuoco quello che significava, le acque si calmano e sei senza niente. Pensi a tutte le cose belle, quelle che conoscete solo te e lei per non parlare del sesso, quello bello, con l’amore, quello ti risuona in testa come un allarme. E così ti trasformi in una scena lacrimevole con il collant davanti alla camera come in beautiful o quel cazzo che è, che rende tutto traslucido languido e finto.
Ecco. così. Per quattro mesi. E adesso sono ancora innamorato e non mi frega di nessunaltra. C’ho i momenti che sono invisibile e che non gliene frega niente a nessuno di me. poi però passano e intanto faccio del mio meglio per tirare avanti. Sta sera non esce nessuno. Anzi io non esco e gli altri si. Io devo dormire che c’è la partita e ho voglia di giocare. che nessuno mi tocca, e sono un fenomeno, e sto meglio, e vinco una grande causa. Vanno tutti a mestre a sentire alfredo e samuele che suonano musica elettronica e mi hanno detto che ci sono fiche.
E io devo giocare.
e poi, tanto quando mi lancio nella bullaggine che mi faccio guardare. dopo cinque minuti mi rompo e non voglio più dover stare a sentire altre stronzate e mi fa male alla testa. E io mi considero bello? Anche si, però a volte così brutto che non riesco nemmeno a guardarmi. Una volta ero una merda, adesso ormai mi vedo bene: magro e snello senza tutta la trippa di quando ero piccolo. Sono autentico e mi piace come sono diventato, però non è mica la felicità anzi non serve a niente se non per lo sport che è poi il motivo per il quale sono diventato così. Ma non serve mica per essere più felici, se sei solo, essere bello è inutile. e diventi proprio brutto se non c’è nessuno per cui valga la pena esserlo. Quindi sono brutto adesso; ma non oggettivamente solo dal mio punto di vista. In realtà non mi frega molto decidere adesso se sono bello o brutto epoi se ci mettiamo a dare la definizione di bello e brutto non ne usciamo più. che sono quelle cose che ci si chiede fin da piccoli: ma se uno che non ha il naso per me è brutto come sembrerei io in un mondo in cui tutti non hanno il naso? Brutto credo. E da qui ti viene da pensare che ognuno c’ha la sua bellezza o bruttezza dentro e che comunque mica è assoluta. E anche dopo la filosofia del terzo anno al liceo sta cosa ancora non è chiara. E tu stai a pensarci. Ma una spiegazione prorpio non la trovi.
Sono in pausa, adesso. aspetto, che civuole pazienza, un segno magico. Vado a mangiare e poi poltrisco come una specie di eroe mitologico. Senza mito. Forse sarei molto diverso se avessi di nuovo tra le mani tutto quel bene. E se non ce lo potrò avere più allora mi do una mossa. ma prima voglio un segno che sia sangue o sole quello che vuoi.
Invece è arrivato mio papà, dopo va via per cena intendo. Meglio, che non ho mica voglia di comunicare che se dico cose tristi poi mi sento in colpa, che pensano di aver fatto una figlio triste triste. Sarei andato in montagna anch’io però non sapevo che ci andava e saranno anni che non ci vado. Io gli dico dimmi quando vai ma lui non mi dice mai niente. E poi mi dice che era bellissimo e ho capito e allora dimmelo no? Va beh niente, devo cominciare ad andarci da solo. Si certo magari con la lisa.
Che probabilmente dovrò rassegnarmi a vederla a lezione come se io non esistessi, che ride e si diverte con quelli bruttini e sfigati ma tanto tanto simpatici e sensibili che io li odio.
Va beh ho fatto passare un paio d’ore magari non ci scrivo più un cazzo però anche si, magari lo pubblico tutto aggiustato con qualche parolaccia in più e scene di sesso. Magari faccio come brizzi; magari poi campo scrivendo geniali racconti di fantascienza per un serial tv di produzione italiana. Il primo di questo genere.
l’autore è un ragazzo di padova.
e già tutte le ragazze impazziscono.
poi vado ospite in qualche trasmissione quelle meno peggio: due o tre, niente costanzo o domenica in.
Niente.
E divento il bello e dannato della nuova generazione di artisti. Che di dannati non ne rimane più neanche uno. Mi ci vedo. Poi faccio qualche sceneggiatura per il film indipendente, conosco tarantino e incontro bukowsky durante un’esperienza sotto acido nel mondo dei morti che mi dice che sono un coglione.
E allora riprendiamoci.
Con la fantasia mi ci sono sempre drogato.

SOUNDTRACK:

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Stefano Zatti: Laptop
Daniele Cortese: Chitarra, oggetti


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